mercoledì 22 ottobre 2014

IL BRANCO

Credo che uno degli istinti più forti nelle persone sia il bisogno di appartenere ad un gruppo.
Forse tutto ha inizio proprio al momento della nascita, quando ci ritroviamo circondati da mamma, papà e magari un fratellino o una sorellina.. già in quei primi istanti comincia la nostra appartenenza ad un gruppo: la famiglia.
Con l'asilo e le scuole le cose si complicano un pochino, siamo costretti a lasciare il nostro gruppo abituale, quello che era solo nostro, per entrare in un uno nuovo più grande e complesso.. ci sono altri bimbi che, come noi, si trovano catapultati in una realtà diversa da quella a cui sono abituati e che, istintivamente, cercano di collocarsi in una scala gerarchica non ancora definita tra i propri piccoli simili.
E' lì che cominciamo a sviluppare la nostra dominanza? Che impariamo ad appartenere più o meno serenamente ad un insieme? Che sviluppiamo il nostro egocentrismo, la sottomissione o la capacità di essere leader?
Forse... probabilmente quello è l'inizio..
Più si cresce e più la prova diventa ardua, i gruppi aumentano, oltre alla scuola (sostituita poi dal lavoro), c'è l'oratorio, il corso di nuoto (o il calcio, o la danza, a seconda...), le lezioni di chitarra...
E ogni volta che comincia una nuova fase, una nuova attività, ci si trova a dover affrontare due momenti molto difficili: l'abbandono di un gruppo, con il dispiacere e il senso di abbandono che ne può conseguire, e l'ingresso in un altro, con la nuova necessità di affermarsi e collocarsi.
Siamo continuamente messi alla prova!

Personalmente parlando, fino a che sono stata piccola o adolescente, non ho fatto parte di molti gruppi.
Nella mia famiglia non era contemplata alcuna attività extra scolastica, un pò perchè non faceva parte della loro mentalità, un pò perchè non avrebbero potuto permettersi di far fare qualcosa a tutte e tre le figlie, quindi o tutte o nessuna... Nessuna!
Crescendo mi sono rifatta del tempo perso e ho cominciato a dedicarmi a mille attività:
La palestra, il tennis, il corso di canto, il coro gospel, la band, il country... il lavoro, il lavoro, il lavoro...
E con ognuna di queste attività ho dovuto inevitabilmente affrontare l'ingresso in un gruppo... e per la maggior parte di esse anche l'uscita...
Non so quale dei due momenti sia per me più difficile, se la difficoltà di presentarmi e la paura di non essere approvata da chi mi osserva, o se la perdita e il senso di colpa per l'abbandono delle persone con cui ho condiviso qualcosa.
Credo che ognuno dei momenti vissuti con le persone che hanno fatto parte dei "miei" gruppi mi abbia insegnato qualcosa... alcune erano cose piacevoli, altre meno... alcune erano lezioni difficili, altre di più...
Una cosa di certo l'ho imparata: una volta uscita da un gruppo, che che se ne dica, è difficile rimanere in contatto con gli elementi che ne facevano parte, a volte per colpa tua, a volte no.
Rimpiango molte delle persone che ho perso per strada, rimpiango soprattutto il fatto che non mi abbiano più cercata, neanche quando ho provato a farlo io... ma di certo, là fuori, c'è qualcuno che penserà la stessa cosa di me o di un loro gruppo perso.
Quindi, cerco di imparare una nuova lezione, ovvero che ogni persona passata, per un minuto, un'ora, un giorno, un mese o un anno, ha scritto qualcosa di importante nel libro della mia vita: una parola, una frase, una pagina, un capitolo... o forse mi ha soltanto dato lo spunto perchè io scrivessi qualcosa... proprio come ora!

martedì 14 ottobre 2014

LA RABBIA

"La rabbia e il rancore ti possono sbarrare la strada, adesso l'ho capito,
bruciano l'aria che respiri, la vita, ti divorano, ti soffocano.
Ma la rabbia è reale, e persino quando non lo è ti può cambiare,
ti modella, ti trasforma in quello che non sei.
L'unico aspetto positivo è la persona che diventerai dopo.
Se tutto va bene un giorno ci si sveglia 
e si scopre di non aver paura di affrontare il viaggio.
La verità è, nella migliore delle ipotesi, una storia raccontata a metà
e la rabbia, come la crescita, arriva a scatti, e a strappi,
e al risveglio offre un nuovo giorno alla comprensione
e una promessa di quiete."

domenica 12 ottobre 2014

SARA' QUEL CHE SARA'

Una tranquilla domenica di metà ottobre.
Visto dalla finestra, il tempo uggioso non invoglia certo ad uscire.
E proprio oggi, classica giornata da plaid, divano e film, io mi sveglio presto e non ho assolutamente voglia di solitudine e tranquillità.
E' uno di quei giorni in cui, nonostante io stia bene con me, sento il bisogno di contatto umano.
Scrivo a qualche amica, chiamo qualcun'altra, chiacchiero del più e del meno, organizzo un caffè o un sushi serale... ma quella sensazione di vuoto rimane.
Lui... lui è lontano, in un'altra città, con un'altra famiglia.. e per quanto possa cercare di essere presente con messaggi e telefonate, non potrà mai riempire questo tipo di giornate.
E' proprio in questi momenti che riemergono gli atroci dubbi che già più volte mi hanno attanagliata, è in questi momenti che mi chiedo se riprovare è stata davvero la scelta giusta.
Ma, come si suol dire, al cuor non si comanda, e forse ha più senso vivere un'emozione indipendentemente da dove ti porterà che escludere a priori chiunque presenti una caratteristica "non idonea".
O forse no... forse è quello che voglio raccontarmi adesso, ma tanto che cambia? Da brava testarda quale sono, fino a che non ci sbatto il muso non cambio idea.
Quindi, pronta per questa nuova prova... Sarà quel che sarà!